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Il “Vero Leader”, istruzioni per l’uso.

Cari amici di BLO[G]NOTES, questo mese il nostro viaggio attraverso le storie e gli uomini che hanno e non hanno fatto la storia, ci porta ad approfondire il significato di una parola di origine anglosassone ma che oramai è diventata di uso comune nel nostro paese. Tutto ha inizio dal significato della parola “Leader” e del suo derivato diretto, il termine “Leadership”. Ma come mai affrontiamo questa tematica che a primo impatto potrà sembrare noiosa ma che vi assicuro, vi interesserà parecchio? Abbiamo intervistato un personaggio illustre, esperto dell’argomento, il signor W.M. (non possiamo citare per intero il suo nome per ragioni di carattere professionale)che ringraziamo vivamente per averci invitato. Abbiamo partecipato ad uno dei suoi tanti convegni di lavoro, tenutosi ad Ancona, intitolato “Una Leadership Efficace” dove si parlava di un certo signore vissuto agli inizi del ‘900, un certo “Ernst H. Shackleton” nato il 15 febbraio 1874 nella contea irlandese di Kildaire, trasferitosi a Dublino e poi successivamente a Londra. W. M. ci racconta che Shackleton all’eta’ di 16 anni imbarca come mozzo a bordo di navi mercantili e svolge la prima missione al polo sud con R.F. Scott (per dovere di cronaca citiamo che il primo uomo a raggiungere il polo sud, fu il norvegese Roahld Amundsen il 14 dicembre 1911). Shackleton decise di organizzare una spedizione transantartica imperiale con la nave Endurance, allo scopo di attraversare il polo sud da ovest verso est, prevedendo di percorrere in 120 giorni le 3000 miglia che allora dividevano le due sponde (di seguito vi elenco alcune curiosità da guinness dei primati, sul polo sud: è il luogo meno ospitale del pianeta, vi soffiano i venti piu’ impetuosi chiamati Blizzard, i mari che lo circondano sono interessati dalle tempeste piu’ violente, costituisce la più grande riserva d’acqua dolce del pianeta, è il luogo dove nessun animale terrestre può vivere per l’intero ciclo annuale, si registrano le temperature più basse della terra e precipitazioni di entità pari alle regioni desertiche). Shackleton selezionò il suo equipaggio attraverso un singolare “colloquio non convenzionale alla ricerca di personaggi con profili altrettanto non convenzionali”. Nel dicembre del 1914 la nave Endurance giunge nel mare di Weddel e il 18 gennaio 1915 viene letteralmente intrappolato nei ghiacci, dando inizio all’avventura epica di Shackleton e del suo equipaggio bloccato in quell’ambiente ostile per oltre 15 mesi. Freddo, solitudine, ghiaccio, il buio della notte antartica (ricordiamo il fenomeno della lunghissima notte polare) tutto era contro quegli uomini rinchiusi in quella immensa prigione bianca a combattere contro paure e incertezze ma soprattutto per la propria sopravvivenza. E’ qui che Shackleton mette in risalto le proprie doti di grande condottiero, di vero Leader, pregi che giungeranno fino a noi e che brilleranno nei secoli avvenire. Sì perché egli riuscirà in condizioni estreme a mantenere saldo e unito il proprio gruppo nella morsa del gelo e della paura per 15 lunghi mesi. Riuscirà con un manipolo di uomini nell’aprile del 1916, con tre scialuppe di salvataggio sulle spalle ad attraversare a piedi i ghiacci polari, fino a raggiungere le acque della salvezza. Successivamente alla fine di agosto del 1916, Shackleton tornerà indietro e riuscirà a salvare i restanti 22 uomini, con un’azione miracolosa fortemente voluta e da lui stesso organizzata. Perché oggi si fa ancora un gran parlare delle azioni di quest’uomo. Semplice, perché quello che ha compiuto Shackleton ha sì del miracoloso ma racchiude in se un significato più profondo perchè custodisce ciò che quotidianamente dovrebbe essere messo in pratica nella nostra società o per meglio dire, molti “Capi e Leader mondiali” dovrebbero almeno prendere come esempio. Il signor W.M. continuando nel suo oratorio, traccia alcune linee guida sulla figura del vero Leader. Il Leader deve: “Riunire un gruppo di persone diverse per perseguire un fine comune, affrontare i detrattori, incoraggiare chi è continuamente preoccupato, fare in modo che gli scontenti non avvelenino l’ambiente, combattere noia e stanchezza, portare ordine e successo in un ambiente caotico, lavorare con risorse limitate”. Ancora: Richard Denzig, Sottosegretario di Stato della Marina USA, nel 1998 affermava, a proposito del celebre esploratore: “I valori della leadership che egli ha proposto sono eterni; sono insiti nella natura umana e riescono a far compiere avventure audaci e a trarre quanto vi è di meglio negli esseri umani”.
E ancora per concludere: Shackleton serviva il thè ai compagni più deboli, ridimensionava gli egocentrici, si teneva vicino i più polemici; spesso si imponeva grossi sacrifici personali e talvolta “gestiva” senza in realtà gestire affatto.

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La protezione civile “Quando l’emergenza chiama, il volontariato risponde”.

La protezione civile è un fenomeno nato sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dall’alluvione di Firenze del 1966 fino ai terremoti del Friuli e dell’Irpinia che portarono ad una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età e condizione. Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era la solidarietà della gente, bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. In tal senso, si mossero le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale, proprio in occasione del terremoto dell’Irpinia, denunciò l’inerzia e i ritardi di una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapace di portare immediati soccorsi. Da allora è iniziata l’ ascesa del volontariato di Protezione Civile, espressione di una moderna coscienza collettiva del dovere di solidarietà, pronta a correre in aiuto di chiunque abbia bisogno, spontaneamente e gratuitamente. Quando nel 1992 fu istituito, con la legge 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile, anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di “struttura operativa nazionale”, alla stregua delle altre componenti istituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo forestale dello Stato. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua espansione su tutto il territorio nazionale. Al momento, nell’elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile guidato da Guido Bertolaso, sono iscritte circa 2500 organizzazioni, per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari. All’interno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della società moderna, fondamentali soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventi dipende dal contributo di diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagli infermieri agli elettricisti, dai cuochi ai falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la strada di una specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e i subacquei , gruppi di radioamatori, gli speleologi, il volontariato per l’antincendio boschivo.

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La malattia di Charcot Marie Tooth

La Charcot Marie Tooth non è una singola malattia, ma un insieme di malattie con segni e sintomi simili ed è classificata dal Ministero della Salute tra le malattie rare ed interessa i nervi periferici del controllo, del movimento e sensoriali (in genere dal ginocchio in giù e dal gomito in giù). E’ lentamente progressiva e determina il danneggiamento dei muscoli delle estremità che s’indeboliscono e si atrofizzano dando agli arti la tipica forma sottile di CMT. La disabilità che comporta è notevole poiché compromette la funzionalità di numerosi organi del corpo anche non direttamente correlati al danno neurologico. Abbiamo manifestazioni e danni fisici quali atrofia muscolare, camminata instabile e precaria, insensibilità tattile, problemi manuali, affaticamento, dolori neuro – muscolari, fino a portare nei casi più gravi, alla sedia a rotelle e quindi ad avere bisogno d’assistenza continua per ogni necessità quotidiana. La ricerca medico – scientifica ha fatto grandi passi nella scoperta e classificazione delle cause geneti che ma attualmente non vi sono farmaci o trattamenti idonei al recupero funzionale. Solo un attento stile di vita, fisioterapia mirata e particolare attenzione ai farmaci che si assumono, possono rallentare se non inibire la progressione. Nell’attesa di un “provvidenziale farmaco” dobbiamo fare il possibile nel ridurre il danno e favorire la prevenzione considerando che la sua trasmissibilità è di tipo ereditario. Per fare un esempio pratico se in un comune vi sono 100.000 abitanti, vi sono teoricamente 40 persone portatrici della patologia. Ripetiamo che si tratta di una patologia a trasmissione ereditaria con una percentuale del 50% di probabilità nel trasmetterla ai figli, tale incidenza è maggiore rispetto ad altre patologie per le quali si attua già da qualche tempo un’adeguata prevenzione (es. Sindrome di Down) dai medici ginecologi e di consultorio. E’ nostro preciso compito informare i possibili portatori di questa patologia che un esame del DNA può rivelare la presenza di questa patologia e quindi metter la coppia nella situazione di potere valutare la possibilità di una maternità e paternità consapevole dei rischi che potrebbe eventualmente avere. Ovviamente un esame del DNA non è proponibile a tutte le coppie che intendono avere dei figli, invece è proponibile un attento e ragionato esame da parte della coppia se nei loro parenti ci possa essere stato qualcuno con una qualsiasi neuropatia, anche non diagnosticata ufficialmente. La neuropatia può avere anche un esordio tradivo di conseguenza persone che avevano avuto una vita abbastanza regolare si trovano improvvisamente, in età adulta, a fare i conti con una malattia che danneggia non solo il fisico per la sua manifesta difficoltà nella deambulazione, ma anche la psiche ed i rapporti famigliari e sociali. Per tutti questi motivi, sette anni fa, abbiamo deciso di fondare un’associazione nazionale di volontariato (senza scopo di lucro) denominata ACMT-RETE che potesse, in qualche modo, essere d’aiuto e supporto nell’affrontare tutte le problematiche relative il disagio e malessere che reca questa patologia. L’associazione è formata da persone affette e loro famigliari che ben conoscono questi problemi e tentano di ovviarvi con il Centro d’ascolto permanente, in pratica due linee telefoniche attive tutti i giorni dell’anno a disposizione per fornire aiuto e chiarimenti. Inoltre è stato creato un sito in internet che fornisce ampie spie¬gazioni sulla patologia ed un forum di discussione dei problemi relativi. Il sito offre anche un’importante possibilità di chiedere consulti on-line a medici e centri specialistici, sedi universitarie di tutta Italia. La pagina denominata MEDCENTER permette di scegliere il centro medico e lo specialista a cui porre il quesito, e richiedere visite specialistiche ed esami ematici comprensivi del DNA. Il tutto in un regime di no profit, gli specialisti sono a disposizione per visite ed esami presentando la richiesta del medico ed il ticket (se dovuto). Spesso sono gli stessi medici di famiglia o fisioterapisti a contattarci perché la patologia, pur essendo diffusa, non è molto conosciuta.

Fiorenzo Pavanati, Presidente dell’Associazione ACMT-RETE.

Sito web: www.acmt-rete.it E-mail: ascolto@acmt-rete.it . Punto di ascolto telefonico: 340–2278680 (il mattino dalle 10.00 alle 12.00 – pomeriggio dalle ore 18.00 alle 20.00).

(“Per l’amico Simbad. Mi raccomando, non mollare mai”)

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Croce Rossa Italiana: “Contro la sofferenza, in ogni angolo del mondo”

“-Cosa significa essere volontari? Essere volontari significa poche cose. Significa sacrificio, partendo dal tempo che ogni persona dedica all’attività, fino ad arrivare anche alla morte; significa immolarsi per una giusta causa, per cercare di alleviare il più possibile le sofferenze altrui; significa altresì e soprattutto, soddisfazione personale perché volontari si è dentro, nel corpo e nell’animo-“ (ndr). Questo mese la rubrica “Parliamo di…” ci porta a conoscere un pò di più i volontari della Croce Rossa Italiana, eroi silenti di oggi e di ieri. IL FATTO. Si è svolta al Palacongressi di Montesilvano (Pescara), dal 9 al 11 Novembre 2007, la 1° Assemblea Nazionale dei volontari del soccorso. Nella splendida cornice della manifestazione, in una bellissima giornata di sole, c’eravamo anche noi di Italia è…Magazine. Abbiamo intervistato Antonio Bravi, Delegato Nazionale dell’Ufficio Comunicazioni e Informazioni della CRI al quale abbiamo chiesto, lo scopo e il tema principale dell’assemblea.- “Il nostro scopo è duplice” – ci dice -. “Innanzi tutto a livello operativo, abbiamo testato nella prima giornata, la reattività e la prontezza dei nostri 650 volontari intervenuti nella Maxi Esercitazione di Pronto Soccorso ed effettuata a Silvi Marina (Te), con la cooperazione della Polizia di Stato (Nucleo Elicotteri e Soccorsi in mare). Nella seconda giornata, in cui sono presenti circa 1800 delegati nazionali, discuteremo le tematiche riguardanti le attività e le prospettive future. Per finire nella giornata di domani, nomineremo le commissioni che dovranno mettere in pratica per i prossimi tre anni fino alla prossima assemblea nazionale, i nuovi progetti operativi e discutere la nostra posizione nei confronti degli organi statali, questi ultimi proiettati sempre più verso il commissariamento della CRI”.

I PRINCIPI FONDAMENTALI. Il Movimento della Croce Rossa opera nel campo dell’aiuto umanitario sulla base di sette principi fondamentali comuni, adottati dalla XX Conferenza Internazionale della Croce Rossa svoltasi a Vienna nel 1965. Essi sintetizzano i fini del Movimento ed i mezzi con cui realizzarli: umanita’ (proteggere la vita e la salute e far rispettare la persona umana), neutralita’ (anche in tempo di conflitto armato, essa pone la sua struttura al servizio della collettività senza appoggiare o favorire gli interessi di alcuno Stato in particolare), imparzialita’ (la Croce Rossa non fa alcuna distinzione di nazionalità , di razza, di religione, di condizione sociale e appartenenza politica), indipendenza (la Croce Rossa è indipendente. Questo principio non si riferisce soltanto ai poteri pubblici ma a tutto ciò che può far deviare la Croce Rossa dai fini prepostasi), volontariato (la Croce Rossa è un’istituzione di soccorso volontaria e disinteressata”. Volontario è chi aderisce ad un’organizzazione di sua spontanea volontà, senza alcuna costrizione), unita’(in uno stesso Paese può esistere una ed una sola Società di Croce Rossa. Deve essere aperta a tutti ed estendere la sua azione umanitaria a tutto il territorio), universalita’ (la Croce Rossa è un’istituzione universale in seno alla quale tutte le Società hanno uguali diritti ed il dovere di aiutarsi reciprocamente).

UN PO’ DI STORIA. Il primo “Comitato dell’Associazione Italiana per il soccorso ai feriti ed ai malati in guerra” si costituisce a Milano ad opera del Comitato Medico Milanese dell’Associazione Medica Italiana il 15 giugno 1864, ben due mesi prima della firma della Convenzione di Ginevra. Questo inizia subito la sua attività sotto la presidenza del dottor Cesare Castiglioni, il quale, due mesi dopo la costituzione del Comitato, viene chiamato a Ginevra, insieme ad altri delegati italiani, per esporre quanto fatto a Milano. Il 22 agosto 1864 viene sottoscritta, anche dall’Italia, la Convenzione di Ginevra. Il giorno 11 dicembre dello stesso anno si tiene, a Milano, un congresso in cui si approva il regolamento del Comitato di Milano come Comitato Centrale per il coordinamento delle attività dei costituendi nuovi comitati. Il 20 giugno 1866 l’Italia dichiara guerra all’Austria e le prime quattro “squadriglie” di volontari partono alla volta di Custoza. Da allora la Croce Rossa Italiana è sempre presente e attiva nei conflitti che vedono impegnata l’Italia, sino alla II guerra mondiale. Nello stesso tempo si occupa della lotta alla tubercolosi e alla malaria. Crea stazioni, ambulatori e ambulanze antimalariche nelle Paludi Pontine, in Sicilia e in Sardegna, ed è presente durante l’alluvione nel Polesine del 1951 e durante la frana che ha colpito Sarno nel 1998.

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Guglielmo Marconi e “L’anno del radio ricordo”

Il 2007 è un anno da ricordare, è “L’ANNO DEL RADIO RICORDO”, più precisamente “del progresso delle Radio-Tele-Comunicazioni”. E’ l’anno in cui vogliamo commemorare il padre, nonché scienziato italiano realizzatore delle comunicazioni via etere, il grande Guglielmo Marconi. Vogliamo inoltre evidenziare e ripercorrere le tappe che hanno contraddistinto l’evoluzione della tecnologia delle radiotelecomunicazioni e per l’occasione abbiamo intervistato Filippo Pacelli, maresciallo della Marina Militare Italiana, autore di numerosi scritti e amante ed esperto della vita e delle opere del grande luminare. Lo abbiamo trovato qui, nella fredda terra di Germania, durante la presentazione del suo ultimo libro “Passione Radio e Onde Elettriche, tra mitologia storia e curiosità” negli stands della “Fiera internazionale del Libro”, che si è tenuta dal 10 al 14 ottobre 2007 a Francoforte. Gli chiediamo, ma perché l’anno del radio ricordo? L’anno del Radio Ricordo -ci dice Pacelli- è l’evento nato soprattutto per la grande passione che mi lega allo scienziato e organizzato grazie alla collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Loreto, della Regione Marche, del Comando in Capo dell’Adriatico Marina Militare, dell’A.R.I. sezione Marche e del C.S.P. Centro Studi Portorecanatesi. Tramite la manifestazione, a cui hanno partecipato numerosi personaggi illustri tra cui la contessa Leopardi, discendente diretta del poeta, ho voluto celebrare sia Guglielmo Marconi (con il fortunato appoggio della Principessa Elettra, figlia dello scienziato) e sia il Marchese Comandante Luigi Solari (onorato dalla presenza del Marchese Luigi Solari Jr., nipote del cittadino Loretano), suo miglior collaboratore e uomo fidato. Narrava infatti il Marchese Solari: “…e l’idea divenne in lui una vera ossessione. Notte e giorno…”. Egli -continua il maresciallo Pacelli- cercava di padroneggiare le onde elettriche e di trasformare le oscillazioni in segnali ben definiti, quindi di riceverli e in qualche modo di registrarli a distanze definite. Fu nella villa paterna di Pontecchio nei pressi di Bologna, che il grande uomo ancora ventenne, con Rocchetti di Ruhmkorff, accumulatori, rotoli di filo di rame, pile, sfere di ottone, tasti Morse, campanelli elettrici, ininterrottamente eseguiva esperimenti con principi fisici già conosciuti all’epoca. Prima di quel periodo nessun uomo di scienza riuscì in ciò che realizzò quel ventenne. Finalmente -conclude Pacelli-nella primavera del 1895 i primi deboli segnali riuscivano a farsi strada nell’etere, riuscì per la prima volta in assoluto a trasmettere i tre punti dell’alfabeto Morse che rappresentano la lettera “S”. Ciò che seguirà, è il risultato di un continuo e inarrestabile progresso iniziato proprio nel 1895 per opera dell’illustre Italiano.

Le tappe del Radio Ricordo

70 anni dalla morte del grande scienziato.

20 luglio 1937, muore Guglielmo Marconi. Le radio di tutto il mondo osservano un minuto di silenzio. Da non dimenticare le onorificenze mondiali conferitegli: 16 lauree Honoris Causa, presidente o membro di più di 30 associazioni scientifiche mondiali, 27 onorificenze tra le maggiori quelle di Cavaliere, 12 cittadinanze onorarie.

70 anni dall’entrata in funzione del trasmettitore audio-televisivo di Roma.

A settanta anni dalla scomparsa del padre delle radiotelecomunicazioni ricorre anche ciò che fu la prima trasmissione audio televisiva sperimentale, proprio dalla stazione voluta dallo scienziato e realizzata con la collaborazione del suo più stretto collaboratore comandante, marchese Luigi Solari. Era infatti il 2 dicembre del 1937 che entrava in funzione il trasmettitore audio della stazione sperimentale di televisione di Roma, monte mario.

30 anni dalla nascita della Tv a colori.

Finalmente, proprio nel periodo natalizio del 1977, l’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni Vittorino Colombo comunica, al termine delle edizioni serali del TG1 e del TG2, la nascita ufficiale della televisione a colori in Italia, passo indispensabile per consentire alla RAI di stare allo stesso livello delle principali emittenti europee.

30 anni dalla realizzazione del primo telefonino.

Sono passati circa 50 anni dalla prima descrizione di una rete cellulare per telefonia mobile che risale all’articolo “Phone Me By Air” pubblicato il 28 luglio 1945 dal Saturday Evening Post, nel quale E.K.Jett, il direttore dell’ente federale americano per il controllo delle radio frequenze (FCC), ipotizza uno schema di trasmissione radio cellulare, con suddivisione del territorio in zone di ricetrasmissione, poi chiamate “celle”, entro le quali il segnale radio veniva rimbalzato fino a raggiungere il destinatario, occupando di volta in volta la prima frequenza radio libera, studi che Marconi tempo addietro, già eseguiva con l’ausilio di validissimi tecnici. Ma è nel 1977 che la AT&T e Bell Lab realizza il primo e vero telefonino (cellulare).

30 anni da ciò che segna la nascita della posta elettronica.

Questo anno vede un’altra importante ricorrenza, che nasce da una teoria di una “rete galattica” e che fissa un importante traguardo di una rivoluzione della distribuzione del pensiero umano dai tempi di Gutenberg, si parla ovviamente di ciò che interessa internet. Esattamente trenta anni fa (1977), prende a funzionare una rete creata da Larry Landweber e dall’Università del Wisconsin, chiamata “TheoryNet”, che gestiva il servizio di posta elettronica tra 100 ricercatori della scienza del computer. Il Web iniziava a muovere i primi passi, la nuova rivoluzione del comunicare era già parte dell’umanità.

Per gli appassionati della vita e delle invenzioni di Guglielmo Marconi o per qualsiasi richiesta di informazioni, il maresciallo Filippo Pacelli sarà lieto di rispondervi al numero 349.5707529 oppure all’e-mail filipacelli@libero.it.

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